Fuga di fine estate
03/09/10 05.05
"TO-BO-TO=18h! geeks&porchetta da applausi, pepperspray=maniaco in fuga, c u 7am@porta nuova. porta un osteopata"
Io non lo sapevo, giuro.
Avevo letto di sassi, sputi e accenni belligeranti nel 2004, mica di colonie d'orecchie attente, camicie quadrettate e bagni divisi. Sì, nella più cieca diffidenza mi aspettavo toi-toi, maneggioni e lubricità a multipli di tre, quindi ho accettato l'invito al festival sogghignando per l'incertezza degli esiti ma sicura dell'ottima compagnia.
Nonostante l'appendice alla vacanza mi abbia colta con una faccia da embolo e gli occhiali da sole ben calcati sul naso, so di aver speso i migliori 40 euro del mese. Un colpaccio, a giudicare da chi non c'era ed è ancora a mordersi le mani.
Ovvio, bisogna adattarsi.
La prima cosa da sapere è che non ci si potrà rifare il trucco in un fast food, come succede spesso quando si è centro senza soldi per un caffè. Poi ci sono i torpedoni di stranieri a incrociarti il passo, paline di bus inesistenti e qualche suora di troppo. La strategia migliore è lasciarsi guidare dal vestiario, cercando somiglianze e sorrisi poliglotti. Noi ci siamo arrivate più o meno così, chiudendo la serata abbracciate a con un coro di viennesi alticci ma intonati alla perfezione. Nel mezzo code ovunque e comunque (dalla birra all'uscita) e una line up capace di trasfigurare un centinaio di persone nel Meazza del maggio '08.
In ordine di comparizione: Fanfarlo, band londinese degna del Wiener Prater, fra carillon e violini ho creduto di trovarmi davvero in un vecchio luna park. Forse somigliano rischiosamente a Beach House e Local Natives, ma hanno dimostrato di saper sentire il polso del pubblico e indicare la strada verso un'atmosfera da sogno.
Peccato per i Modest Mouse, penalizzati da un'equalizzazione indecente e per di più ignorata dai fonici, probabilmente sollevati dal non dover tentare un bis. Infine, la famiglia dove tutti sanno fare tutto e anche alla grande, l'energia mostruosa degli Arcade Fire. Un'ora e mezza illuminata da un montaggio tra steadycam su palco e ritagli di videoclip proiettati come quinta, mentre lo scenario è un tappeto di braccia tese. Gente che si è permessa il lusso di parlare una lingua conosciuta riscrivendone la grammatica. Immensi.
Solo per loro avrei preso un treno tanto freddo e affollato alle tre di mattina, pieno di gente per cui lo sporco è rassicurante come portarsi addosso le foto delle vacanze.




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