Colpo gobbo di ferragosto

14/08/10 01:44

"Zaiana 1 corno, fiesta rigata = legione straniera.Sn ai 100scalini,legna colluttorio&musicisti a chili(parking@divieto,o al posto dei bidoni, stanotte s può)". 



Che fate stanotte?
Se non abitassi nell'interzona garganica ve lo chiederei per telefono, sono così curiosa. Però solo di chi è in giro per l'Europa (fascino dell'esotismo) o è rimasto a Torino (dovuta solidarietà), per quelli a zonzo in coppia immagino e sorrido.
Ferragosto qui significa tirarsi a lucido per vedere i fuochi d'artificio in paese, tornare a casa per infilarsi il costume e fare mattina davanti al falò.
In perfetto accordo col mood locale, il divieto di accendere fiamme libere in spiaggia è considerato una barzelletta, per cui ogni tratto di costa da qui a Vieste ne è provvisto. L'unico modo per partecipare è essere invitati da qualcuno che è già stato invitato da qualcun altro, in una catena di lunghissimi inviti che spesso coinvolge fino a un centinaio di persone.
Organizzarne uno, visto quanta fatica costa, è considerato alla stregua di un rito d'iniziazione, perché oltre alla raccolta di numeri di cellulare sconosciuti in stile goa party, bisogna pensare anche all'estenuante ricerca di legna da ardere durante la notte, apparentemente facile viste le distese di pinete e uliveti qui intorno.
Tra un'estate e l'altra, la generazione di chi oggi ha tra i 25 e i 30 anni ha dovuto perfezionare molte azioni di problem solving low cost, sperimentando metodi sempre al limite della legalità.
Fra le soluzioni rimaste nella storia di questi piccoli caseggiati i primi posti vanno a:
1- Il furto preserale di bancali accatastati nel parcheggio di un hotel, oggi probabilmente smaltiti dalla nettezza urbana. Andò bene per due anni di fila, il terzo invece fummo sorpresi dal custode, un primate rodigiano in età avanzata, che ci cacciò minacciando di aprire il fuoco da un fucile a pallini per poi farlo davvero (ma in aria, per fortuna);
2- La mutilazione selvaggia di alcuni ulivi sulla strada del cimitero, non ancora di proprietà del campeggio Ripa, per cui metà del gruppo riportò ferite gravi a due terzi delle dita. Beffa ulteriore, scoprimmo a nostre spese che solo la legna secca riscalda davvero, sopravvivendo alla notte grazie a quantità ciclopiche di carbonella, moscato e Novella 2000 sottratti al bar del lido vicino;
3- Il prestito temporaneo di alcuni ombrelloni e remi da canoa arrugginiti del lido Due Pini, peraltro confinante con la spiaggia libera dove ebbe luogo la festa. La puzza dei tessuti plastificati e l'altezza delle fiamme attirarono l'attenzione di altri gruppi, che si unirono al nostro falò moltiplicandone la promiscuità e il numero di potenziali intossicati;
4- L'abbattimento semipercettibile ma sistematico dei corrimano in legno lungo la discesa alla spiaggia, sempre di proprietà del Due Pini, che iniziò timidamente a metà luglio per terminare il pomeriggio del 14 in disperate manovre di stoccaggio con martelli, seghetti e selvaggi sistemi di leve, corde e piede di porco.
5- La trattativa con un gruppo dei dintorni (certamente già noti in via Casermette a Foggia
) che promisero legna in cambio di open bar, single carine e cornetti al mattino. Accettammo, ma fu un disastro: la legna si ridusse in poltiglia dopo una pioggia improvvisa, noi li rifiutammo uno dopo l'altro e loro approfittarono del bagno di mezzanotte per sparire assieme a tutto ciò che riuscirono a ficcarsi nelle tasche, pandistelle da 800gr compresi.
Risolto il problema della legna, c'è da reggere il lungo menù di mischioni somministrati per sopportare freddo, canzoni di Baglioni e tentativi d'approccio maldestri. Da qui i famosi colluttori da 2, 3 e 6 basi alcoliche differenti, sempre imbottigliati in Gaudianello plastificate da 2l e sintetici al punto da servire come fiaccole, data la fluorescenza.
Infine, la diffusione delle recensioni mattutine per cui ogni fuochista deve necessariamente perlustrare la zona vicina al proprio falò, osservare i resti degli altri e convincere chiunque incontri da lì a una settimana di detenere il primato di grandezza, durata e numero di ragazze imbrandate.
Le nuove generazioni hanno potuto scegliere tra questo e il recente business delle feste organizzate da discoteche della zona, però frenate prematuramente due anni fa, quando un ragazzo in acido è annegato nell'indifferenza totale ed è stato ripescato soltanto all'alba, da un peschereccio. 
Quest'anno potremmo evitare tanta fatica andando a Zaiana, quindi chiedo in giro e scopro che raggiungere la bellissima baia è superare una vera prova di coraggio.
Anche se le promettenti affissioni eludono ogni sospetto di frizioni bruciate o fiancate distrutte,
scopro che il sentiero per accedere alla spiaggia è una lingua di sterrato a doppio senso, affacciata su un dirupo sprovvisto di guard rail e qualsivoglia tipo di illuminazione.
Penso magari lasciamo la macchina in cima e scendiamo a piedi con un paio di torce, ma mi dicono che il sentiero è di 6 chilometri e chi si avventura lì sotto deve addossarsi alle rocce quando incontra un'auto.
...decidiamo di accettare l'invito ai Cento Scalini di S.Menaio, una spiaggia cui si accede grazie a una lunghissima scalinata immersa nel buio e interrotta solo dall'attraversamento ferroviario. Carina, ma nulla al confronto con la baia di Peschici.
Poi iniziano a girare i mischioni, le fiamme si alzano e comincia ad arrivare gente, tutta dell'idea che Zaiana stanotte sia assolutamente da evitare, seguita da altre persone trascinate nello stesso passaparola.
Ironia della sorte, la festa diventa enorme e movimentata.
A due ore dall'alba spuntano pure dei ragazzi con congas, basso e sassofono a improvvisare bossa nova e le recensioni, il giorno dopo, parlano tutte di noi.


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