@ingrasso

11/08/10  - 15:34 

"stelle avvistate ieri = 0. Kg raggiunti = 67. Con la scusa ke è vacanza c siamo dati all'ingrasso (e ai pareo della vergogna).Farò settembre ad acqua e patate, o come s dice qui, «a paan e cacchj".

Più si avvicina la settimana di Ferragosto, più la gente dimentica il pudore in porzioni, profumi e pietanze. Il quartiere è un macroscopico grill su cui arrostire ogni forma di vita commestibile e per avvicinarsi ai cassonetti serve una tenuta antisommossa.
L'idea di cambiare aria non ci mette in salvo, anzi, quando decidiamo di visitare Vico finiamo per innamorarci della paposcia, un'invenzione locale degna di Slow Food. 

Dirla in quattro parole è descrivere una focaccia impastata con gli stessi ingredienti della pizza, poi imbottita con verdure, salumi o latticini. Mangiarla è rinnegare il kebab, commuoversi per i libri di cucina mai aperti, dimenticare il display della bilancia. Si può mangiarla anche vicino Rodi, in un posto ormai ribattezzato "Il Magone" per via delle abitudini notturne degli avventori, ma i migliori paposciari del Gargano sono arroccati attorno al centro storico di Vico, dove ci incamminiamo per smaltire i bagordi.

Fra una proposta di matrimonio e l'altra, il fornaio mi spiega che la "babouche" era una piccola parte di impasto usato per controllare la temperatura del forno, ma dalla fila che mi precede alla cassa sembrerebbe molto di più. Negli anni deve essersi trasformata nella cena ideale dei cittadini, a giudicare da quel che vedo  lungo i vicoli annodati alla Piazza del Comune. Siamo circondati da pance a tamburo e canotte insaccate, e tornati alla macchina, assistiamo pure all'assedio di una famosa pasticceria che ricordavo per i commessi in ciabatte e i modi spartani. Ora vedo neon verdi, mobilio laccato e prezzi da oreficeria.
A che ora staccano i croupier?