Miracoli a transistor



19/08/10 - 00:55

"Banditi al Sigma 30' prima d entrare + dogcake evitata + ingorgo. X il resto tt bene, saluta papà".

Oggi abbiamo incontrato tre miracoli.
UNO.Verso le 19.30 hanno rapinato il principale supermercato di Rodi. Noi ci eravamo stati poco prima e per fortuna non abbiamo saputo nulla fino a sera, quando la zia di un amico ha innescato il tam-tam di chiacchiere favoleggiando sparatorie e caciotte prese in ostaggio.
Sappiamo che le autorità hanno interrogato chiunque fosse nei paraggi ("è stato lei a rapinare il Sigma?") ma nonostante gli innovativi metodi d'indagine non si sa ancora nulla dell'identità dei balordi, tranne che avessero difficoltà ad esprimersi in italiano, il che chiuderebbe il cerchio attorno alla cittadinanza rodigiana.
DUE.Lungo la via principale della città, all'altezza di Piazza Padre Pio, mezza dozzina di randagi ci hanno attraversato la strada senza curarsi delle strisce pedonali, causando l'arresto delle ruote anteriori della mia Fiesta che ha attivato automaticamente un Larsen al clacson e gli sguardi sprezzanti degli astanti. Un'auto della protezione civile mi si è affiancata chiedendo se avessi bisogno di aiuto, li ho fatti scendere a controllare sperando non ci fosse poltiglia canina fra le gomme. L'avevo preso di striscio costringendolo a togliersi dalla carreggiata senza ulteriori inviti, e sono riuscita ad andare via dal bailamme solo facendo le corna dal finestrino in segno di pace.


TRE.Ulteriore manifestazione mistica dei giorni scorsi, l'inaspettata apparizione del ragazzo a cui dobbiamo gli aneddoti migliori delle ultime otto estati, il redivivo Sig. Marco P. (ovviamente punteggio il cognome per molti motivi, non ultimo il rispetto della privacy tanto idolatrato dall'attuale governo).
Nonostante si tratti sempre di cani sciolti, non c'è classe, gruppo parrocchiale, combriccola del muretto o curva ultrà dove manchi un individuo simile. Si tratta del classico trascinatore immune al pubblico pudore che mette in atto l'impensabile senza curarsi mai delle conseguenze. E' quello che tiene banco di continuo, ci prova con tutte e fomenta cicaleccio scandalizzato e conseguente invidia maschile. Di solito è capace di tutto ciò che viene considerato in qualche modo pericoloso, osceno, sconveniente o comunque intollerabile per la maggior parte delle persone.
Fra le gesta rimaste negli annales, ci sono:

1. la scoperta di biancheria intima sporca da ambo i lati nel cassetto della più corteggiata del gruppo (che da allora precipitò in fondo al ranking di gradimento);
2. il merito di avermi iniziato alla guida sconsiderata ben prima dell'età consentita dal codice della strada;
3. i numerosi tentativi di soddisfare proprie curiosità su ogni cosa illegale/insalubre/estrema;
4. l'uso ordinario del turpiloquio in materia di sesso.

Immaginate la sorpresa quando, grazie al solito gossip da balcone, vengo aggiornata sugli sviluppi delle ultime tre stagioni e scopro di un incidente pazzesco per cui è stato costretto a spingersi su due ruote meccaniche fino a qualche anno fa. Chiedo dettagli, ma non saltano fuori.
Non so che aspettarmi quando mi dicono di averlo visto tornare qui ieri e che è un miracolo rivederlo in piedi dopo lo schianto, il coma, la riabilitazione e la fatica di dover dipendere dall'attenzione altrui.
Me lo ricordo come uno che avrebbe scardinato infissi pur di avere legna da ardere il quindici agosto e adesso dovrei immaginarlo come una specie di disabile?
Esco di casa coi nervi e quando meno me lo aspetto, eccolo fischiarmi un saluto da dentro una Bmw che non potrei permettermi neanche in dieci anni di lavoro, tronfio e sfacciato come lo ricordavo, con una cera migliore di chiunque abbia anche solo sfiorato un incidente simile dall'esame di patente in poi.
Guardo meglio: è come nuovo. A parte i tatuaggi, l'imborghesimento dovuto all'acquisizione del mistico "tempo indeterminato" e qualche cicatrice come promemoria, è uguale al sé stesso sedicenne con cui infilavo un casino dietro l'altro, compreso il collaudo di un narghilè palestinese che un coetaneo di S.Giovanni Rotondo ricorda come soluzione a una stitichezza invincibile.
Qui si usa l'espressione "vedere la morte in faccia" per gli episodi come il suo, ma dentro c'è sempre una sorta di compatimento ipocrita che digerisco male, come se si parlasse di reduci di guerra o malati mentali.
Ieri ci ha portati in una discoteca dove all'epoca non saremmo entrati neanche a calci, e sembrava restituito alla vita più avveduto ma non meno petardo di prima.
Secondo me ha riso in faccia alla morte, ed è per questo che ci ha fregati tutti.


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